Ian McEwan On Chesil Beach Romanzo letto per il gruppo di lettura di Cadoneghe, non penso che altrimenti sarebbe stato una mia scelta. Il ritmo è lento, sembra quasi di sentire un disco che scorra circolarmente, a vuoto, su di un giradischi dimenticato in un'atmosfera polversosa di un tempo ormai trascorso, emettendo una musica che sembra arrivare da un altro universo. La storia è di una epoca abbastanza vicina a noi eppure risuona di un'epoca ormai trascorsa, appartenente ad un'altra era geologica. La storia racconta di una giovane coppia, appena sposata, che si approccia alla prima notte di nozze, si avvia alla consumazione del primo vero amplesso sessuale per entrambi i protagonisti. Iniziato in medias res, appena giunti in un albergo nei pressi della spiaggia di Chesil (appunto Chesil Beach), la scena comincia in modo modo molto lento, sembra di assistere a scene di un fil muto, in silenzio tra sussulti del corpo che comunicano, tradiscono, mentono inconsapev...
Ed ecco che dal buio profondo di questi giorni finiti ma tutti uguali, riemergo e torno a respirare. La paura del virus, della mmalattia, della morte, presto è stata sostituita da un terrore globale di attento alla libertà indiviuale e dei popoli. Ed io, granello infinitamento piccolo dell'universo, mi son sentita schiacciare sotto il peso della consapevolezza, indifesa ed indifensibile nel sitema, incapace di difendere me stessa ed i miei cari, ed il mondo che mi circonda, dove vivo e sono immersa. Le mie spalle sono troppo fragili, non possono sopportare un tale peso e non riuscivo a mostrare ad altri ciò che vedevo, non riuscivo a instaurare una comunicazione e sentivo un mio grido inespresso, che mi teneva prigioniera del mio stesso pensiero. Ho temuto, sapete, per la mia sanità mentale. Adesso inizio nuovamente a respirare, mi aggrappo con forza nel momento del presente. Come ho potuto lasciare andare via i miei giorni, mani e sere e notti, prigioniera di pensieri...